RASSEGNA STAMPA
CORRIERE SALUTE - 09 Marzo 2014IL DOLORE SENZA CURA
di Paolo Notaro
Il dolore è un campanello d'allarme, che serve a segnalare un danno che l'organismo sta per subire. Quando il sintomo dolore presiste nel tempo, però, può esaurire la sua funzione utile e diventare una sindrome autonoma cronica, una vera e propria malattia, che spesso non guarisce. In questo caso si parla di malattia dolore, una condizione che mina il corpo e la mente e che colpisce un italiano su cinque. Chi soffre di dolore cronico, infatti, subisce limitazioni in tutti i campi della propria vita, da quella familiare a quella lavorativa e sociale. Le terapie a disposizione sono tante, sia farmacologiche sia tecnologiche, ma per essere efficaci devono essere somministrate tempestivamente e in modo appropriato. Dal 2010 è in vigore la legge n°38 che tutela il diritto alla cura del dolore e garantisce l'accesso alle strutture attraverso la creazione di una rete per la terapia del dolore distinta da quella per le cure palliative. Nonostante siano stati compiuti concreti passi in avanti, perchè dopo quattro anni la legge è ancora largamente disattesa? Come mai molte persone, e gli stessi operatori, hanno difficoltà a individuare sul proprio territorio le strutture specializzate? Perchè non sanno quando e a chi rivolgersi? Di sicuro un grosso ostacolo alla lotta contro il dolore cronico risulta essere la scarsità di risorse e la disomogeneità tra le stesse strutture, sia in termini di denominazione sia come tipologia di prestazioni erogate. Eppure è prioiritario che la persona sofferente trovi una risposta specifica ai propri bisogni, attraverso la facilitazione all'accesso ai percorsi di cura e all'orientamento ai servizi. Come aiutarla? Allo scopo è sicuramente utile e necessario un confronto tra istitutzioni, operatori, società scientifiche e associazioni di pazienti volto ad avviare un modello sinergico di presa in carico e riablitazione delle persone partendo dal loro bisogno, peer garantire, nell'interesse di tutti, il diritto e la dignità alla cura.
IL DOLORE SENZA CURA
di Paolo Notaro
Il dolore è un campanello d'allarme, che serve a segnalare un danno che l'organismo sta per subire. Quando il sintomo dolore presiste nel tempo, però, può esaurire la sua funzione utile e diventare una sindrome autonoma cronica, una vera e propria malattia, che spesso non guarisce. In questo caso si parla di malattia dolore, una condizione che mina il corpo e la mente e che colpisce un italiano su cinque. Chi soffre di dolore cronico, infatti, subisce limitazioni in tutti i campi della propria vita, da quella familiare a quella lavorativa e sociale. Le terapie a disposizione sono tante, sia farmacologiche sia tecnologiche, ma per essere efficaci devono essere somministrate tempestivamente e in modo appropriato. Dal 2010 è in vigore la legge n°38 che tutela il diritto alla cura del dolore e garantisce l'accesso alle strutture attraverso la creazione di una rete per la terapia del dolore distinta da quella per le cure palliative. Nonostante siano stati compiuti concreti passi in avanti, perchè dopo quattro anni la legge è ancora largamente disattesa? Come mai molte persone, e gli stessi operatori, hanno difficoltà a individuare sul proprio territorio le strutture specializzate? Perchè non sanno quando e a chi rivolgersi? Di sicuro un grosso ostacolo alla lotta contro il dolore cronico risulta essere la scarsità di risorse e la disomogeneità tra le stesse strutture, sia in termini di denominazione sia come tipologia di prestazioni erogate. Eppure è prioiritario che la persona sofferente trovi una risposta specifica ai propri bisogni, attraverso la facilitazione all'accesso ai percorsi di cura e all'orientamento ai servizi. Come aiutarla? Allo scopo è sicuramente utile e necessario un confronto tra istitutzioni, operatori, società scientifiche e associazioni di pazienti volto ad avviare un modello sinergico di presa in carico e riablitazione delle persone partendo dal loro bisogno, peer garantire, nell'interesse di tutti, il diritto e la dignità alla cura.
Il dolore è un campanello d'allarme, che serve a segnalare un danno che l'organismo sta per subire. Quando il sintomo dolore presiste nel tempo, però, può esaurire la sua funzione utile e diventare una sindrome autonoma cronica, una vera e propria malattia, che spesso non guarisce. In questo caso si parla di malattia dolore, una condizione che mina il corpo e la mente e che colpisce un italiano su cinque. Chi soffre di dolore cronico, infatti, subisce limitazioni in tutti i campi della propria vita, da quella familiare a quella lavorativa e sociale. Le terapie a disposizione sono tante, sia farmacologiche sia tecnologiche, ma per essere efficaci devono essere somministrate tempestivamente e in modo appropriato. Dal 2010 è in vigore la legge n°38 che tutela il diritto alla cura del dolore e garantisce l'accesso alle strutture attraverso la creazione di una rete per la terapia del dolore distinta da quella per le cure palliative. Nonostante siano stati compiuti concreti passi in avanti, perchè dopo quattro anni la legge è ancora largamente disattesa? Come mai molte persone, e gli stessi operatori, hanno difficoltà a individuare sul proprio territorio le strutture specializzate? Perchè non sanno quando e a chi rivolgersi? Di sicuro un grosso ostacolo alla lotta contro il dolore cronico risulta essere la scarsità di risorse e la disomogeneità tra le stesse strutture, sia in termini di denominazione sia come tipologia di prestazioni erogate. Eppure è prioiritario che la persona sofferente trovi una risposta specifica ai propri bisogni, attraverso la facilitazione all'accesso ai percorsi di cura e all'orientamento ai servizi. Come aiutarla? Allo scopo è sicuramente utile e necessario un confronto tra istitutzioni, operatori, società scientifiche e associazioni di pazienti volto ad avviare un modello sinergico di presa in carico e riablitazione delle persone partendo dal loro bisogno, peer garantire, nell'interesse di tutti, il diritto e la dignità alla cura.