Dolore cronico: ne soffre 1 su 5. C’è un’ottima legge, ma poco attuata

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In Italia esiste una sola struttura di terapia del dolore di livello avanzato per ogni milione di abitanti; tanto per fare un esempio, in Scozia la situazione è di una struttura ogni 300 mila. È la denuncia di Paolo Notaro, responsabile della Terapia del Dolore all’Ospedale di Niguarda e presidente di Nopain, onlus che nell’ospedale milanese ha promosso il convegno “Dolore Cronico: c’e’ molto da fare”.

La legge 38 del 2010, ha ricordato Notaro, ha costituito “una svolta epocale, introducendo una netta distinzione tra terapia del dolore e cure palliative e ribadendo la centralità del paziente nel percorso delle cure. Ma se qualcosa si sta muovendo, molto resta da fare per applicare i principi della nuova legge”.

Per lo specialista, c’è una “formazione carente mancando percorsi formativi universitari adeguati; non è definito il ruolo delle competenze specialistiche e mancano percorsi diagnostico-terapeutici condivisi, mentre vi è scarsa valorizzazione della scienza algologica e delle strutture dedicate alla persona con sindrome dolorosa difficile”.

Una delle più grandi novità introdotte dalla legge 38 è la creazione di una rete di assistenza algologica standardizzata e omogenea a livello nazionale per la cura del dolore cronico distinta da quella delle cure palliative. Ebbene, ad oggi solo quattro Regioni hanno creato le due reti: Piemonte, Sicilia, Veneto, Marche. A queste si aggiungerà a breve anche l’Emilia Romagna. “Abbiamo imboccato la strada giusta – ha dichiarato Notaro – ma la vera criticità non ancora affrontata su scala nazionale è la definizione delle risorse necessarie”.

Questo, mentre oltre il 20% della popolazione in Italia soffre di dolore cronico, percentuale che sale fino al 50% per le persone sopra i 70 anni. Ad esserne colpito è soprattutto il sesso femminile.